Luigi e Maria, compagni alla scuola per parrucchieri, uno ha successo, l’altro no, perché…

C’erano una volta due giovani ragazzi, Luigi e Maria, che, sin dai primi giochi nel cortile del palazzo in cui sono cresciuti, parlavano di quando avrebbero avuto il loro salone da parrucchiere.

D’estate, quando il caldo era insopportabile per gli adulti, per i ragazzi, invece, era solo un buon motivo per stare all’ombra di un albero a raccontarsi confidenze e a immaginare il proprio futuro.

C’era chi sognava di diventare un grande calciatore e chi una ballerina famosa, chi, ancora, ambiva a creare e accudire una famiglia numerosa e chi aveva ancora le idee poco chiare e si limitava a vivere il momento. E poi c’erano loro, Luigi e Maria, coetanei e vicini di casa, che ogni giorno parlavano del futuro: avrebbero creato il salone di acconciature più bello e di maggior successo della loro città. E avrebbero, ovviamente, lavorato assieme.

Dopo le scuole medie i due amici inseparabili dovettero, purtroppo, allontanarsi. La famiglia di Maria si trasferì e lei, inevitabilmente, cambiò anche scuola e quartiere. Per qualche anno, non ebbero notizie l’uno dell’altra. A quei tempi, infatti, i cellulari non esistevano ancora ed era più complicato mantenere i rapporti a distanza.

Ma il destino volle che entrambi si ritrovarono alla scuola per parrucchieri. Tante cose erano cambiate nelle vite di Maria e Luigi, ma quella di desiderare, con tutte le proprie forze, di diventare parrucchieri era rimasta immutata. Per entrambi era e rimaneva il sogno più grande.

Così, mese dopo mese, le abilità manuali dei due ragazzi diventavano sempre più concrete, più pratiche.

C’era però un evidente squilibrio a livello tecnico tra i due: mentre Maria era molto appassionata e attenta agli aspetti teorici della professione, Luigi si dimostrò da subito un talento naturale. Un talento riconosciuto anche dagli insegnanti i quali non esitarono a prospettare un futuro ricco di soddisfazioni per l’aspirante parrucchiere.

Maria, però, non ne soffriva affatto. Ed è anche per questo che, man mano che passavano i mesi, tra i due le discussioni si facevano sempre più forti. Maria sosteneva, infatti, che l’abilità tecnica non era sufficiente per avere un salone di successo. Lei lo diceva senza mezzi termini: “il mio sogno è avere un salone nel quale io faccio la titolare, non la parrucchiera. E, non appena riuscirò a farlo girare come si deve, ne aprirò un altro”. Lui, invece, si indispettiva: “noi siamo parrucchieri e dobbiamo fare i parrucchieri. Dobbiamo diventare degli ottimi parrucchieri e poi formare dei collaboratori a cui trasmettere il nostro sapere. Non ci serve altro. I clienti, se sei un professionista aggiornato e al passo coi tempi, non ti mancheranno mai”.

Le discussioni potevano durare delle ore, ma non se ne veniva mai a capo. I due restavano amici, ma erano troppo distanti nel modo di concepire la professione. Per questo motivo l’idea di aprire un salone assieme, come desiderato da ragazzini, era stata rimossa da entrambi.

Qualche anno dopo, entrambi erano impegnati nel loro primo lavoro da dipendente in due diversi saloni della città, quando il telefono di Maria suonò. Era Luigi. “Maria, so che forse non abbiamo la stessa idea di quello che deve essere il mestiere di parrucchiere, però vorrei vederti per parlarti di una cosa”.

Maria si recò all’appuntamento e Luigi le fece la sua proposta: “si è liberato un locale piuttosto ampio, di almeno 150 metri quadrati, ad un prezzo davvero incredibile. Potrebbe essere il nostro punto di partenza, potremmo fare un salone unisex…”… Maria lo guardava con aria perplessa e lo interruppe prima ancora di ascoltare il resto della proposta: “scusa, Luigi, ma come mai questo locale così grosso ha un affitto basso?”. Luigi rispose con serenità, non pensando affatto che questo potesse essere un problema: “beh, costa poco perché si trova in un quartiere un po’ periferico…”, al che Maria aggiunse: “ma si trova almeno in una strada principale, un po’ trafficata, con altri negozi intorno?”… “Uhm… no, non proprio, è in una traversa di Corso Brescia”.

Maria fu ferma nel rispondere: “mi spiace Luigi, ma questo è uno dei motivi per il quale non potremo mai aprire un salone assieme. Io un salone in una zona non commerciale non lo apro, mi spiace”. E Luigi: “ma Maria, ormai siamo adulti, dobbiamo anche stare con i piedi per terra! Né io né te abbiamo i soldi necessari per aprire in una zona commerciale, quindi è meglio partire così, poi, magari, un domani…”… “No”, disse Maria perentoria “io aspetterò ad aprire il mio salone fin quando non potrò permettermi un locale adeguato, in una zona centrale. Meglio 30 metri quadrati in centro che 100 metri quadrati in una traversa di Corso Brescia. Mi spiace”.

Così Maria e Luigi si lasciarono e, per qualche anno, non ebbero più notizie uno dell’altra.

Si ritrovarono, 10 anni dopo, al Cosmoprof di Bologna. Si abbracciarono e si recarono al bar a prendere un caffè.

La vita professionale di entrambi era andata come doveva andare…

Luigi aveva aperto il suo salone in periferia, dove lavorava con un apprendista. Non si lamentava di come andavano le cose, ma non era più così convinto che essere un ottimo parrucchiere fosse la cosa più importante per avere successo. Era bravo e lo sapeva. In zona, tutti lo sapevano. E infatti, lavorava tanto. Ma non riusciva a fare l’ultimo salto in avanti e non capiva il perché.

Maria, invece, aveva realizzato il suo sogno. Dopo aver lavorato per 7 anni da dipendente ed aver risparmiato quanto più possibile, rinunciando all’auto, alla casa di proprietà, ai vestiti firmati, aveva messo via un piccolo capitale che aveva investito nel suo primo salone: un piccolo negozio in una via centrale della città. Non certo la via principale, ma comunque un posto ben frequentato, con una clientela di un certo tipo. Nel corso degli anni, aveva alternato la formazione tecnica a quella marketing e si era anche iscritta ad alcuni corsi di amministrazione e contabilità. Così, quando aprì il salone, partì subito con il piede giusto. In due anni aveva già assunto due dipendenti ed aveva capito di dover utilizzare la maggior parte dei propri guadagni nell’apertura di un secondo salone, in un altro quartiere, ma non distante, della città.

Mentre Maria raccontava la propria storia, Luigi era ammirato e non invidioso, però respingeva al mittente qualunque idea di riscossa che gli veniva suggerita dall’amica.

No, non poteva assumere un altro dipendente per aumentare il fatturato, perché i dipendenti non si trovano, perché costano troppo e perché poi, appena imparano, se ne vanno.

No, non poteva investire nel marketing, perché non ci capiva niente e quando si era affidato ad un’agenzia che aveva promesso mari e monti, era stato fregato.

No, non poteva cambiare quartiere, perché di soldi da parte non ne aveva. Aveva il mutuo da pagare. Aveva due figli da mantenere. Aveva le rate della macchina. E pure la suocera a carico.

Luigi era prigioniero delle scelte, errate, che aveva effettuato in passato.

Si era accontentato di una location poco commerciale per il proprio negozio.

Si era limitato ad essere un parrucchiere sempre più bravo, convinto che questo bastasse.

Ma, nel frattempo, non aveva mai ragionato come un imprenditore e si è accorto troppo tardi che la sua condizione, quella di parrucchiere che gestisce un salone, gli stava stretta.

Non poteva tornare indietro, perché ormai la sua attività era legata mani e piedi alla sua vita privata. Dagli incassi del salone dipendeva il pagamento del mutuo, la spesa per la casa, le tasse, le rate dell’auto nuova. Non avrebbe potuto, neanche volendo, provare a crescere.

Maria, invece, aveva sempre avuto le idee ben chiare su quello che doveva essere il suo destino. E anche una volta diventata madre di due bambini, ha fatto in modo che i suoi saloni continuassero a lavorare e a produrre reddito.

Per fortuna, non è mai troppo tardi per dare una svolta alla tua attività, purché tu abbia il coraggio di fare scelte controcorrente e senza rimanere prigioniero degli errori commessi. Quel che devi fare, come primo passo, è cambiare approccio alla tua professione.

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